Vocal-coach a The Voice e leader dei Liftiba, rocker di professione e attivista politico, artista a 360 gradi e polemista nato, un po’ diavolo e molto acquasanta.Piero Pelù è tutto e il contrario di tutto, soprattutto è un tipo vero che ha il coraggio di dire quel che pensa e con il quale si può parlare di tutto, non soltanto di musica e del nuovo disco Identikit (Sony), una raccolta che identifica la sua Odissea musicale dal 1990 ad oggi e che contiene due inediti, la radiofonica Mille uragani e Sto rock. Perché Identikit come titolo? «Arriva un momento nella vita in cui devi mettere un punto e a capo, capire dove vuoi arrivare come artista. Il disco include il meglio di due trilogie discografiche: la Trilogia dei Sopravvissuti, riferita a gli album Nè buoni nè cattivi, UD Se Soggetti smarriti e chiude la Trilogia della comunicazione rimasta incompleta dopo i due cd In faccia e Fenomeni». La canzone Mille uragani è dedicata a quelli che vorrebbe scatenare su Renzi? «L’Italia, la mia sinistra, è andata in crisi e io pure. Renzi mi ha soprattutto deluso come sindaco della mia città, Firenze. Si è occupato di tutto meno che di amministrare bene quella che potrebbe essere una capitale mondiale della cultura, dell’arte. Non lo voterò». Dopo il successo dello scorso anno tornerà a The Voice come giudice? «Mi sono divertito a fare il coach ma non ad essere giudice. L’idea di valutare i concorrenti con le spalle voltate, senza vederli in faccia, è una genialata, però. Una bella soluzione creativa per farli crescere senza esserne influenzati. Ma non so se parteciperò alla nuova edizione 2014. Alcune cose non mi sono piaciute, soprattutto nelle scelte dei brani da destinare ai ragazzi in gara. Il mio ruolo è quello di insegnare a cantare il rock, non l’hip-hop che non sopporto».