L’istruzione di grado superiore, l’università soprattutto, è ormai diventata qualcosa di difficile da garantire ai nostri figli e alle nuove generazioni in genere. A dispetto di quanto sostenuto dalla ministra Giannini infatti le tasse universitarie italiane sono tra le più gravose di tutta Europa (più esose, secondo i dati raccolti dall’Ocse, sarebbero soltanto quelle inglesi ed olandesi).
Gli studenti hanno quindi deciso di attivarsi affinché il sapere, la formazione e la cultura possano tornare ad essere dei diritti inalienabili sia per i cittadini benestanti che per i meno abbienti.
Gli universitari hanno così lanciato la campagna “Don’t tax me now” attraverso la quale si chiede agli organi competenti di non tassare gli studenti il cui Isee non superi o raggiunga i 28 mila euro annui. Ciò, come già avviene in diversi paesi dell’area europea, significherebbe sgravare dalle spese universitarie il 39% degli studenti. Il denaro che verrebbe giocoforza a mancare dai bilanci dell’ateneo potrebbe, propongono ancora gli universitari, essere reintegrato grazie al fondo statale di funzionamento ordinario, denaro erogato annualmente dal governo ai nostri atenei.